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Olio di palma, facciamo chiarezza

  • Laura Zangari
  • 15 gen 2018
  • Tempo di lettura: 4 min

Da un po' di tempo a questa parte non si fa che parlare di olio di palma. Googlando sull'argomento emergono opinioni assai contrastanti, c'è chi lo definisce cancerogeno e chi dice che non è affatto pericoloso e la sola cosa certa sembra essere la totale mancanza di chiarezza da ambo le posizioni.


Quindi che fare???? Lo possiamo mangiare o no questo famigerato olio di palma?


I maggiori esperti del settore pensano che, come spesso succede, la verità sia nel mezzo, vediamo insieme perché...


COS'E'?

L'olio di palma, è un'olio vegetale derivante dalla polpa (mesocarpo) del frutto della Palma da olio, Elaeis guineensis, ed è un grasso di consistenza solida a temperatura ambiente. Da non confondere con l'olio derivato dal nocciolo della palma, olio di palmisti, molto più grasso ed usato quasi esclusivamente per glasse e decorazione dei prodotti dolciari.

In quanto olio, è composto al 100% da lipidi, o grassi, tra i quali il 45-55% saturi (acido palmitico), 39% insaturi (acido oleico) e 10% polinsaturi (omega 6).

Naturalmente ha una colorazione rossa grazie all'alto contenuto di alfa e beta carotenoidi, vitamina E ed è ricco di altri antiossidanti, che svolgono funzioni protettive nei confronti dello stress ossidativo nei sistemi biologici. Molti di questi composti vengono però persi durante i processi di raffinazione.



PERCHE' LO USIAMO?

L’olio di palma si caratterizza per la facile coltivazione della pianta che lo produce, Elaeis guineensis originaria dell'Africa e oggi coltivata soprattuto in Malesia ed Indonesia, e per la resa elevata, fino al 90% del peso totale della polpa. Per tale motivo ha costi contenuti, specie rispetto ad altri grassi vegetali saturi, come il burro di cacao e l’olio di cocco, particolarmente apprezzati perché conferiscono sapore, friabilità e croccantezza, prevengono il raffermamento, intrappolano gli aromi e li rilasciano lentamente, migliorando la qualità organolettica; infine proteggono i lipidi originari della farina, molto insaturi.

Quindi rappresenta la migliore offerta sul mercato per le aziende che riescono così ad ottenere un ottimo risultato a prezzi convenienti.


PERCHE' CI FAREBBE MALE?

Gli acidi grassi saturi sono normali costituenti della frazione grassa degli alimenti ed esercitano numerose funzioni fisiologiche: sono componenti delle membrane cellulari, regolano la comunicazione intra-cellulare, sono precursori di ormoni e acidi polinsaturi a lunga catena e regolano la crescita cellulare e l'espressione genica. Inoltre 1g di acidi grassi saturi fornisce 9Kcal di energia.

La necessità di acidi grassi saturi varia in funzione dell'età ed è maggiore durante i primi anni di vita, infatti il 40% degli acidi grassi totali del latte materno sono saturi e di questi ultimi il 50% è rappresentato da ACIDO PALMITICO!

Una vasta letteratura scientifica da anni evidenza l'associazione tra consumo IN ECCESSO di acidi grassi saturi e aumento del rischio di malattie cardiovascolari, di infarto e di malattia coronarica.

Per tali motivi la revisione IV dell'anno 2014 dei Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia (LARN) a cura della Società italiana di Nutrizione Umana suggeriscono, relativamente ai grassi saturi, per tutte le fasce di età di non superare il 10% del fabbisogno energetico giornaliero totale, come obiettivo di prevenzione e lo stesso vale per l'OMS e l'EFSA.

In sintesi quello che ci fa male non è l'olio di palma di per sé ma un suo eccessivo consumo, come del resto succede per molti altri alimenti, il burro uno su tutti.


L'OLIO DI PALMA E' CANCEROGENO?

Attualmente NON risultano disponibili studi che dimostrano associazione tra consumo di olio di palma e insorgenza di cancro nell'uomo.


PERCHE' FA MALE ALL'AMBIENTE?

Per produrre tutto l'olio di palma necessario all'industria alimentare, i Paesi produttori hanno sacrificato altri tipi di colture e talvolta anche abbattuto foreste tropicali per far spazio alle palme. Ciò costituisce un importante problema ecologico nel Sud Est asiatico, come spiegava la rivista Nature già nel 2012 in un articolo intitolato "Il boom dell'olio di palma solleva problemi per la conservazione delle foreste".

Dato che il prodotto è molto richiesto, anche se più per il suo uso come biocarburante che per l'uso alimentare, Paesi come Indonesia, Cambogia e Malesia stanno perdendo un patrimonio forestale unico e con esso la biodiversità dell'area. Inoltre i contadini più poveri convertono le loro colture in palme da olio, più redditizie ma poco utili per nutrire adeguatamente le popolazioni locali.

Alcune industrie promettono di utilizzare solo olio di palma proveniente da coltivazioni rispettose dell'ambiente, ovvero ottenute da aree già piantate a palme, ma al momento ciò non copre il fabbisogno. Altre industrie propongono di compensare le aree coltivate con la creazione di aree forestali in altri punti, una misura però largamente insufficiente, poiché è impossibile ricreare artificialmente un habitat così complesso, se non dopo molti anni.



CONCLUSIONI

L'olio di palma dimostra quanto sia, in realtà, complesso valutare se un alimento è salutare o meno quando si considera l'insieme dei fattori in gioco e non solo un aspetto. L'olio di palma NON è il grasso più salubre che esista, ma nemmeno il peggiore: prima di bandirlo bisogna verificare con che cosa lo si sostituirebbe.

Molti prodotti che mostrano sulla confezione la scritta "senza olio di palma" contengono olio di cocco o burro di cacao, che sono altrettanto nocivi per altri aspetti della salute. Infine, nel caso dell'olio di palma, bisogna considerare anche l'impatto sull'ambiente e la sostenibilità di questa coltura, confrontata con la sostenibilità delle colture alternative: anche il cocco e il cacao sono considerati a rischio perché per coltivarli le popolazioni locali abbandonano altre produzioni più utili all'alimentazione o più ecologiche.

In generale, va sottolineato che contro l’olio di palma non si registrano, ad oggi, posizioni ufficiali da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, dell’Autorità Europea per la sicurezza alimentare, del Ministero della Salute, né dell’Istituto Superiore di Sanità che sono gli organi preposti a vigilare sulla nostra salute.

La strategia più ragionevole, a livello individuale, è quella di variare le proprie fonti alimentari, evitando di abusare di prodotti con olio di palma senza però demonizzarli o indire crociate non sempre sostenute da sufficienti motivazioni scientifiche, soprattutto se si guarda al problema nella sua interezza e non solo nei dettagli.


FONTI

European Food Safety Authority (EFSA), Panel NDA Dietary Reference Values for fats, including saturated fatty acids, polyunsaturated fatty acids, monounsaturated fatty acids, trans fatty acids and cholesterol. EFSA Journal, 2010

Istituto superiore di sanità (ISS), Olio di palma. 2016 vai al documento

Nutrition Foundation of Italy (NFI), Uso alimentare dell'olio di palma, effetti sulla salute umana. 2016 vai al documento

Società Italiana di Nutrizione Umana (SINU), Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia, IV Revisione. 2014




 
 
 

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